Una guida approfondita alla prossima grande innovazione nella tecnologia degli altoparlanti
In passato abbiamo cercato di capire come Dolby Atmos sia il futuro dell’audio al cinema nonché come Dolby si sia impegnata a portare questa tecnologia anche in ambito domestico. Però non ci siamo mai presi la briga di spiegarvi come funziona e, soprattutto, come poterlo avere a casa vostra. Con questo articolo, cercheremo di colmare questa lacuna.
Dolby Atmos ha appena ricevuto il migliore spot pubblicitario che potesse desiderare: adesso è supportata da Apple TV 4K. Con questa mossa, il dispositivo per lo streaming di Apple è il primo a supportare sia Dolby Vision sia Dolby Atmos.
Dolby Atmos ha acceso la curiosità di molti, ma si tratta di una tecnologia ancora non chiara ai più.
In breve, Dolby Atmos è un nuovo formato audio che consente di sentire il suono in una “bolla” di 360 gradi. Grazie all’ingegnerizzazione del suono basata sugli oggetti e ai diffusori rivolti o verso l’alto o verso il basso, Atmos sta cambiando il modo in cui si configurano i sistemi home theater e, elemento più importante, come il suono è distribuito all’interno della stanza. Apple TV 4K supporta Dolby Atmos e si è impegnata ad aggiornare la libreria di film gratuitamente se c’è una versione corrispondente con supporto ad Atmos.
Informazioni di base: che cos’è Dolby Atmos?
Dolby Atmos è un nuovo formato audio, un po’ come quello stereo e quello surround, che prende l’audio registrato di una colonna sonora di un film o di un videogioco e lo riproduce in maniera più immersiva. Dolby Atmos conferisce al suono un maggiore effetto tridimensionale, immaginate la differenza tra sentire un elicottero in lontananza e tra sentirlo sopra la vostra testa.
La tecnologia è sviluppata da Dolby Laboratories, un’azienda attiva nel settore audio che si specializza nella riproduzione sonora e nell’encoding del suono. Probabilmente avete visto il loro logo sulle confezioni di DVD e Blu-ray oppure in apparecchiature audio che avete comprato.
Il missaggio audio avviene in appositi studi di registrazione dove degli ingegneri del suono prendono gli effetti sonori dei film e li muovono, a livello digitale, in uno spazio tridimensionale. Così, quando si riproduce il film utilizzando dispositivi audio compatibili con Dolby Atmos, sarà possibile sentire gli effetti sonori che si muovono attorno a voi, proprio come nelle intenzioni degli ingegneri del suono.
Chiaramente, per poter godere di questa tecnologia, sarà necessario avere un video compatibile (che si trova su Netflix e Apple TV app), di un dispositivo per la riproduzione con Dolby Atmos e un sistema di diffusori o una soundbar dotati di questo formato.
Come fa Dolby a creare una bolla sonora? Per rispondere a questa domanda dovrete guardare verso il soffitto.
Ci spieghiamo meglio. Dolby Atmos crea una bolla di suono facendo rimbalzare le onde acustiche verso il soffitto e poi verso le vostre orecchie. Come comprensibile, tutto questo richiede un certo lavoro di calibrazione e un soffitto il più possibile piatto. Se quest’ultimo requisito non vi manca, non sarà un problema pensare al primo, quando sarà il momento.
Innanzitutto, bisogna trovare il sistema adatto
Quindi, come si fa ad avere Dolby Atmos? La prima cosa da fare è procurarsi il giusto impianto audio che supporti Dolby Atmos oltre a un dispositivo per la riproduzione compatibile.
Se tutto questo vi sembra difficile, potete optare per un prodotto che integra entrambi. Per esempio LG W7 OLED è un prodotto fantastico con una soundbar 5.0.2 integrata che si porta a casa con LG W9 OLED anche se si tratta di un prodotto costoso
Se non avete tanto da spendere, ci sono delle alternative più economiche come Xbox One S, oppure un lettore Blue-Ray come Oppo UDP-203 4K collegato a una soundbar LG SJ9 è una buona alternativa.
Se invece volete semplicemente espandere il sistema audio che già avete, le principali marche del settore come Onkyo, Denon, Yamaha e Pioneer dispongono tutte di ricevitori audio/video in grado di elaborare le tracce audio Dolby Atmos, con alcune differenze tra i modelli di fascia media.
Il punto fondamentale da tenere a mente è che se disponete di contenuti Dolby Atmos e li riproducete con lettori/dispositivi compatibili e avete anche altoparlanti compatibili con Dolby Atmos non avrete problemi.
Se non sapete bene dove cercare i prodotti compatibili con Atmos, sul sito di Dolby trovate un catalogo con tutti i prodotti Dolby-Atmos ready
Poi bisogna trovare i contenuti e provarli
Adesso non vi rimane che accendere il sistema e collegarlo con un lettore compatibile con Dolby Atmos (Xbox One o un lettore Blu ray compatibile), ma prima dovete trovare dei contenuti Dolby Atmos.
Fortunatamente, questo passaggio diventa sempre più semplice a mano a mano che la tecnologia si diffonde. Il modo migliore di provare il nuovo sistema è guardando DeathNote, BLAME! o Okja su Netflix (disponibili con Dolby Atmos e Dolby Vision, un tipo di HDR che arricchisce i colori e il contrasto dei film).
Come si fa a capire che si sa guardando la versione Dolby Atmos? Dovete cercare l’icona di Dolby Atmos vicino al titolo del film.
Se cercate più contenuti compatibili potete scegliere tra più di cento titoli Blu-Ray che supportano questo formato. (Qui trovate la lista completa):
Per i videogiocatori, invece, i contenuti nativi in Dolby Atmos non sono ancora molto diffusi. Al momento soltanto due giochi sono stati mixati per l’uso con Dolby Atmos: Overwatch e Star Wars Battlefront e per entrambi la versione compatibile è quella per PC. C’è un altro modo per avere Dolby Access per i videogiochi comunque.
Di recente, Dolby ha presentato la app Dolby Access su Xbox One e PC con Windows 10. Questa app trasforma i mix stereo e surround 5.1 in mix Dolby Atmos. L’app è disponibile in prova gratuita e poi è acquistabile per 17,99 euro. Si tratta senz’altro di un’alternativa più economica di una soundbar o di un ricevitore.
Una volta che si trovano i contenuti, che fare? Come dicevamo, Dolby Atmos crea una bolla sonora. Dovreste essere in grado di sentire le goccie di pioggia cadere dal cielo e i tuoni come se fossero a pochi metri di distanza. Nello scenario ideale, dovreste avere la sensazione che la vostra stanza è piena di suoni provenienti da tutte le direzioni. Se non è questo il caso, ricontrollate le connessioni oppure le impostazioni.
Dolby Atmos funziona al meglio in una stanza di piccole dimensioni e con un soffitto piatto. Cambiare la pendenza del soffitto ha un impatto sull’angolo di riflessione del suono surround.
Atmos somiglia molto al 4K, da un certo punto di vista
Dolby indica tre fonti primarie di contenuti Atmos: giochi PC come Star Wars Battlefront e Battlefiled 1, Blu Ray compatibili con Dolby Atmos e servizi di streaming video come Netflix.
Ovviamente, non è detto che abbiate a disposizione tutte queste categorie di contenuti. Siamo di fronte a un panorama ancora un po’ confuso al momento. Dolby si sta adoperando per risolvere questa situazione, ma visto che dipende tutto da accordi con aziende come Microsoft, LG, Netflix, Oppo o altre, trovare tutti i contenuti immediatamente in un posto solo è praticamente impossibile.
La buona notizia è che la tecnologia è ancora agli albori e parlando con ingegneri Dolby di alto livello, abbiamo appreso che ci sono ancora alcune cose da sistemare nel processo di distribuzione e speriamo che questi dettagli vengano risolti a mano a mano che la piattaforma cresce e si solidifica. A nostro parere, siamo di fronte a una tecnologia davvero interessante e intelligente che rivoluzionerà il settore dell’home cinema una volta che sarà diventato lo standard e non più qualcosa ad appannaggio esclusivo di pochi audiofili.
Come nel caso dell’Ultra-HD, non ci sono ancora moltissimi contenuti compatibili con questa tecnologia, ma con un po’ di perseveranza riuscirete a scovare delle vere e proprie gemme per le vostre orecchie.
Conviene passare a Dolby Atmos?
La domanda da dieci milioni di dollari: conviene aggiornare il proprio sistema audio a Dolby Atmos?
Se siete dei grandi appassionati di intrattenimento e volete sempre avere le tecnologie migliori e più recenti, ovvero se già avete un TV 4K e un impianto audio di tutto rispetto allora sì. Diversamente, se siete tra chi fa un uso normale della TV, vi consigliamo di aspettare che la tecnologia si diffonda e scenda di prezzo.
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La tecnologia è quasi pronta per i consumatori su vasta scala, ci sono anche alcuni sviluppatori di videogiochi che stanno lavorando a titoli che supportano Atmos e Hollywood pare sia davvero innamorata di questa tecnologia, quindi siamo proprio vicini al momento perfetto per saltare sul carro di chi ha Dolby Atmos.
Come nel caso delle TV 4K qualche anno fa, Dolby Atmos non è per tutti. Non è la tecnologia più semplice da usare e i contenuti compatibili non sono moltissimi. È un investimento nella tecnologia audio del futuro, ripagherà tra un po’ di tempo, ma al momento è un po’ un rischio.
Dolby si è mangiata l’intero settore audio consumer. Quello che un tempo era diviso tra Dolby e DTS, con DTS che sembrava avere la meglio anche in termini di resa e di qualità, negli ultimi anni è diventato territorio di Dolby con il Dolby Atmos. Il Dolby Atmos ormai è ovunque, sulle console, sui set top box, nei televisori e anche negli smartphone, ma ci siamo resi conto di non aver mai fatto una guida semplice per capire cos'è il Dolby Atmos, e spesso viene confuso il Dolby Atmos con il Dolby Digital, pensando di essere davanti ad una nuova e innovativa codifica.
Il Dolby Atmos è forse una delle più grandi innovazioni nel campo audio degli ultimi anni, perché per la prima volta è possibile posizionare nello spazio attorno al punto di ascolto in modo preciso un determinato effetto, come se si trattasse di un oggetto in una stanza. Si chiama proprio audio a oggetti per questo: immaginate di prendere il rumore di una cascata e di posizionarla in un punto specifico, una voce, le gocce di pioggia, un fulmine. Vero audio tridimensionale.
Il Dolby Atmos è un formato audio innovativo, ma non è un codec: il Dolby Atmos non è stato pensato per comprimere il segnale, ma è solo un set di istruzioni aggiuntive che definisce la posizione dei suoni nel caso in cui un sistema sia compatibile. Il Dolby Atmos è un qualcosa in più, un qualcosa che viene aggiunto ad un flusso già codificato sotto forma di meta dati.
Un amplificatore Dolby Atmos è capace di leggere questi dati aggiuntivi, e dopo averli interpretati saprà come posizionare correttamente nello spazio tutti gli oggetti audio che chi ha realizzato il mix della traccia audio ha collocato con precisione quasi millimetrica. Chi non ha un amplificatore compatibile ascolterà comunque quella che è la traccia audio multicanale di base, 5.1 o 7.1, senza gli effetti “aggiuntivi”.
Spesso ci si chiede se il Dolby Atmos sia migliore del Dolby 7.1, ma è una domanda mal posta: se ci si riferisce all’esperienza di ascolto una traccia in Atmos è più coinvolgente di una traccia 7.1, che lavora esclusivamente su due coordinate spaziali, ma se ci si riferisce alla qualità questa dipende dal codec utilizzato.
Il Dolby Atmos infatti non è un codec, lo abbiamo detto, ma viene veicolato su quelli che sono i tre codec più utilizzati da Dolby: il Dolby Digital Plus, il Dolby TrueHD e il Dolby MAT. Come sempre è il codec a guidare quando si tratta di qualità, e il Dolby TrueHD è quello che offre la maggiore qualità in assoluto.
Parliamo quindi di Atmos, ma non tutti gli Atmos sono qualitativamente uguali: i servizi di streaming come Amazon e Netflix hanno film con traccia in Dolby Atmos, ma questa traccia è compressa in Dolby Digital Plus a 48 kHz. Un film con traccia audio Netflix in Dolby Atmos ha un bitrate di 768 kbps in Dolby Digital Plus, pochissimo se si paragona ad una traccia Atmos di un Blu-ray Ultra HD.
Per il supporto fisico infatti la traccia Atmos, nei casi migliori, è compressa in Dolby TrueHD che è un formato loseless, senza perdita, che può arrivare anche a 18 mbps di banda a 24 bit e 192 kHz. Una traccia Dolby Atmos a 48 kHz 7.1 è attorno ai 6.000 kbps, quasi 10 volte la banda che Netflix destina alle sue tracce audio Atmos. C’è Atmos e Atmos, e il Dolby Atmos "migliore" viene usato al momento solo sui rari supporti fisici, non per lo streaming.
C’è poi un caso particolare, ed è quello del Dolby Atmos con Dolby MAT 2.0. Questo caso è legato a quel tipo di dispositivi che oltre ad accedere a contenuti con una traccia già codificata, quindi un film di Netflix o Amazon Prime Video, hanno la necessità di creare a loro volta contenuti codificati Atmos. E’ il caso ad esempio delle console da gioco, come l’Xbox, dove la traccia Atmos viene generata in tempo reale mentre si gioca a seconda delle azioni che l’utente compie.
In questo segmento rientra anche la Apple TV 4K di Apple: Xbox e Apple TV usano il Dolby Atmos con MAT 2.0, dove Mat significa Dolby Metadata-Enhanced Audio Transmission. Non è propriamente un “codec”, è una sorta di container che permette di far viaggiare l’Atmos su una traccia multicanale PCM.
Cosa serve per ascoltare una traccia in Dolby Atmos
Una traccia in Dolby Atmos può essere ascoltata in Atmos se il dispositivo dispone del decoder, ma è ascoltabile anche con ogni sistema che abbia a bordo un decoder Dolby Digital. Ovviamente non si sente in Atmos, ma è importante capire che l’Atmos è scalabile. Se si usa un amplificatore o una soundbar con a bordo il Dolby Atmos il processore sarà in grado di decodificare il flusso e i canali aggiuntivi, se si usa un amplificatore Dolby Digital + o Dolby TrueHD si ascolterà un flusso multicanale standard, senza i componenti aggiuntivi dell’Atmos, mentre se si ascolta tramite TV si ascolterà quello che viene chiamato downmix, ovvero una versione a soli due canali di quella che prima era una fantastica traccia con più di 7 canali.
Oggi sul mercato esistono tantissimi prodotti compatibili Dolby Atmos, e si possono trovare a diversi livelli della catena: esistono TV con a bordo Dolby Atmos, esistono amplificatori Home Cinema con Dolby Atmos ed esistono soundbar con Dolby Atmos.
I TV con Dolby Atmos
Televisori di marca Panasonic, Sony, Philips e LG recenti hanno oggi a bordo un decoder Dolby Atmos, e questo vuol dire che possano decodificare una traccia audio Atmos e riprodurla tramite i loro diffusori. Purtroppo come spesso accade questo tipo di riproduzione è davvero poco appagante: alcuni produttori hanno cercato di aggiungere speaker rivolti verso l’alto per migliorare la resa con le tracce a 360° dell’Atmos tuttavia il risultato è modesto. Il Panasonic GZ2000 è oggi il TV con il sistema Atmos più completo che possa esistere eppure la sua resa è inferiore a quella di una semplice soundbar Atmos.
Le soundbar e i sintoamplificatori Dolby Atmos
I sistemi pensati per la riproduzione audio compatibili con Dolby Atmos non hanno alcun problema a gestire ogni tipo di Atmos, che sia DD+ o TrueHD. Se la sorgente Atmos è una periferica esterna, come ad esempio un Blu-ray Player o un set top box come la Fire TV Stick / Apple TV 4K, la scelta migliore è collegare il set top box alla soundbar o all’amplificatore e poi collegare quest’ultimo a cascata al televisore, utilizzando un ingresso HDMI ARC, ovvero con canale audio di ritorno. Questo permetterà di usare la soundbar o l’amplificatore anche per i segnali che arrivano dal TV stesso, ad esempio dalle app di streaming.
Una soundbar Atmos o un sintoamplificatore Atmos non hanno ovviamente alcun problema quando devono gestire un flusso Atmos, che sia Dolby Digital+ o Dolby TrueHD, ma in qualche caso potrebbero mostrare la scritta PCM nel caso in cui sia collegata una Xbox o una Apple TV 4K: come abbiamo detto il flusso Atmos nel caso di questi due dispositivi viene convertito in Atmos e incapsulato sul PCM.
Dolby Atmos, ARC e eARC
L’ARC, ovvero l’Audio Return Channel, è la caratteristica più diffusa e usata dell’HDMI: permette al TV di fornire in uscita l’audio verso un sistema esterno tramite la connessione digitale. Chi vuole usare un sistema home cinema con Netflix o Amazon Prime Video, usando l’app del TV, deve sfruttare il canale audio di ritorno e quindi una porta compatibile. Questa funzione è ormai presente sul 100% dei TV in vendita.
Abbiamo fatto questa premessa perché l’HDMI 2.1 ha introdotto quello che si chiama eARC, ovvero Enhanced Audio Return Channel, una versione con banda più ampia che serve per trasportare l’audio a oggetti in formato loseless dal TV ad un sistema esterno. Loseless è la parola chiave: l’eARC, funzione dell’HDMI 2.1, serve solo per far transitare dal televisore tramite HDMI un segnale Dolby Atmos TrueHD.
Come abbiamo detto prima oggi tutte le piattaforme di streaming usano il Dolby Digital+ come codec, quindi l’eARC al momento sul televisore è totalmente inutile: il Dolby Atmos che serve a noi passa anche tramite la connessione HDMI Arc in versione classica, quella presente su tutti i TV.
La connessione eARC servirebbe solo nell’ipotetico caso di un lettore blu-ray o di un set top box collegati al TV quando devono riprodurre una traccia Atmos TrueHD: solo tramite l’eARC si riuscirebbe a inviare questo flusso ad un eventuale decoder esterno collegato al televisore. In questa situazione tuttavia sarebbe meglio lasciare il TV come ultimo anello della catena, passando prima per il sintoamplificatore: ad oggi l’eARC è inutile.
Atmos, streaming e dispositivi: cosa funziona e cosa no
La presenza di una traccia Atmos all’interno di un servizio di streaming come Netflix e un amplificatore Atmos non garantiscono matematicamente l’ascolto in Atmos. Spesso infatti le diverse applicazioni di streaming e la loro implementazione nei set top box o nelle chiavette non lasciano passare il flusso Atmos. Ecco perché abbiamo realizzato questo pratico schema che vi mostra, per i dispositivi più comuni e per le app più comuni, cosa funziona e cosa no.
L'audio domestico è in evoluzione. Sia l’audio surround che quello multi-room hanno fatto un enorme balzo in avanti grazie a tre tecnologie negli ultimi anni: DTS: X, Dolby Atmos e DTS Play-Fi.
Le prime due sono tecnologie surround che, se implementate, sono in grado di rendere film e programmi TV più coinvolgenti che mai, mentre DTS Play-Fi è una piattaforma multi-room indipendente dal produttore in grado di collegare dispositivi di tutti i tipi tra le varie stanze di un’abitazione.
Potreste aver già sentito parlare di loro. Ma sapete davvero cosa significano, come funzionano e in cosa differiscono l'una dall'altra?
DTS: X, il suono surround open source di nuova generazione
Come anche per il rivale Dolby Atmos, DTS: X è un formato audio basato su oggetti in grado di indirizzare il suono in posizioni specifiche della stanza, rispetto al generico suono surround. A differenza del suo rivale, tuttavia, DTS: X è nato nel 2015 nei dispositivi home cinema, prima di essere implementato nei cinema stessi.
L'obiettivo è lo stesso che si pone Dolby Atmos: lasciare che il suono si muova nella stanza in modo più realistico per adattarsi all'azione sullo schermo, creando esperienze cinematografiche più coinvolgenti. Il loro metodo di funzionamento è diverso, però.
Invece di richiedere altoparlanti extra (come Dolby Atmos), DTS: X funziona con sistemi audio surround standard. Quindi è probabile che l’attuale configurazione surround 5.1 o 7.1 che molti di noi hanno in casa possa risultare già compatibile. Ma DTS: X può supportare anche sistemi molto più estesi, che comprendono fino a 32 postazioni di altoparlanti e addirittura 11.2 canali.
DTS: X utilizza una piattaforma Multi-Dimensional Audio (MDA) open source. Quindi, proprio come Android, qualsiasi produttore può creare un sistema compatibile con DTS: X senza la necessità di richiedere alcuna autorizzazione.
Dolby Atmos, l’esperienza cinematografica da salotto
Come detto prima, l’implementazione di Dolby Atmos porta a risultati molto simili a quelli ottenibili da DTS: X, ma la tecnologia utilizzata è molto diversa.
Per cominciare, Atmos ha iniziato la sua carriera nei cinema, arrivando solo in seguito nel settore home cinema, grazie ad altoparlanti e soundbar. Sia Atmos che DTS: X sono tecnologie audio surround basate su oggetti, ma Atmos pone maggiormente l'accento sul concetto di altezza, tanto che Dolby consiglia di installare gli altoparlanti a soffitto per ottenere il massimo vantaggio possibile.
Ovviamente non semplice implementare tale configurazione in un ambiente domestico, ma i produttori hanno realizzato altoparlanti, TV e soundbar certificati Dolby Atmos con driver orientati verso l'alto per far rimbalzare il suono sul soffitto.
Il risultato? Ascoltando uno di questi sistemi si ha l’impressione di essere avvolti in una “bolla” sonora. È possibile percepire in maniera realistica un elicottero che passa sopra di noi e addirittura i proiettili che sibilano vicini alle orecchie appariranno più veri che mai.
Anche il numero di altoparlanti Atmos utilizzati nell'impianto conta molto. Infatti, un sistema 5.1 (composto da cinque satelliti e un subwoofer) con quattro altoparlanti Dolby Atmos sarebbe indicato come 5.1.4. Il sistema di riferimento per Dolby Atmos è indicato come 7.1.4, la tecnologia quindi funziona in modo nativo su sistemi che comprendono sette satelliti, un sub e quattro altoparlanti Atmos.
DTS: X vs Dolby Atmos: qual è il migliore?
Questa è una buona domanda. Sulla carta, DTS: X ha il vantaggio in termini di qualità del suono perché supporta bit rate più elevati. Ma ciò non è sufficiente a decretarlo come sistema migliore. Dolby afferma che i suoi codec sono più efficienti di quelli di DTS e quindi il suono è comparabile o addirittura migliore a un bit rate inferiore. Indipendentemente da ciò, le cose da considerare sono molte oltre alle prestazioni audio pure.
DTS: X consente di regolare manualmente gli oggetti sonori, in modo da poter aumentare il volume delle voci, ad esempio. Questo permette di capire meglio i dialoghi bisbigliati, cosa che spesso non accade utilizzando gli altoparlanti standard.
DTS: X inoltre non prevede alcun requisito ufficiale che i produttori di altoparlanti sono costretti a rispettare, quindi è possibile utilizzare qualsiasi altoparlante compatibile, organizzando l'impianto come si preferisce. Al contrario, molti trovano i requisiti di Dolby Atmos una guida utile su come ottenere il massimo dalla tecnologia.
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Dolby Atmos è anche molto più diffuso di DTS: X, nonostante circa il 90% del mercato AV domestico supporti quest'ultimo. Sia Netflix che Amazon Prime Video supportano Atmos, piuttosto che DTS: X, e il primo è già stato implementato con successo in alcuni canali TV. Infine, sia Atmos che DTS: X sono disponibili su DVD e Blu-ray.
Nella guerra tra questi due sistemi, in effetti, non c'è un chiaro vincitore. In ogni caso, non è per forza necessario scegliere tra le due tecnologie. Molti sintoamplificatori AV e sistemi audio surround le supportano giocoforza entrambe. Perciò, a patto di disporre del contenuto sorgente corretto, è possibile godere dell’audio ad alta qualità qualunque sia il codec utilizzato.
DTS Play-Fi, l’audio multi room senza sforzo
Se desiderate collegare un kit audio non correlato tra stanze diverse della casa per creare un effetto multiroom, DTS Play-Fi può fare al caso vostro. Si tratta di una piattaforma audio wireless concessa in licenza ai principali produttori di hi-fi. Invece di acquistare tutta l’attrezzatura audio da un produttore singolo, è possibile invece collegare in modalità wireless dispositivi realizzati da produttori diversi. In ogni caso sono i marchi hifi storici come McIntosh, Onkyo, Arcam, Klipsch, Polk e Thiel, che implementano maggiormente questa tecnologia.
I dispositivi compatibili includono altoparlanti wireless, sistemi stereo, ricevitori AV, preamplificatori, streamer, server multimediali e altri ancora. È possibile controllarli tutti da remoto utilizzando l'app Play-Fi su un dispositivo Android, iOS e Amazon Fire. L'app supporta tutti i principali servizi di streaming (Spotify, Tidal, Amazon Music, ecc.), con la notevole eccezione di Apple Music, sebbene alcuni prodotti compatibili con Play-Fi supportino essi stessi la tecnologia wireless AirPlay 2 di Apple.
DTS Play-Fi supporta file MP3, M4A, AAC, FLAC, WAV e AIFF fino a una risoluzione di 16 bit / 48 kHz senza compressione. Scegliendolo sarà possibile eseguire lo streaming di file ad una risoluzione ancora più alta. Utilizzando infatti la modalità “ascolto critico” sarà possibile trasmettere in streaming attraverso la rete Wi-Fi, audio ad alta risoluzione fino a 24 bit / 192 kHz, che è in pratica quella nativa della maggior parte dei contenuti. Dato che i file saranno particolarmente ingombranti utilizzando la qualità massima, potrebbe essere necessario utilizzare una connessione cablata per evitare che la riproduzione vada a singhiozzo.
Quanti dispositivi è possibile aggiungere alla propria rete domestica, quindi? DTS consiglia un massimo di 32 per evitare problemi di prestazioni, ma è possibile aggiungerne a piacimento. Inoltre, c’è un limite, se così possiamo chiamarlo, di un massimo di 16 dispositivi Play-Fi che possono riprodurre lo stesso brano contemporaneamente.
Play-Fi può infine essere controllato tramite la voce grazie ad Alexa di Amazon o all’assistente vocale di Apple, Siri.
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