Mai sentito parlare di millennials o di Generazione Z? Magari molti di voi si sono sentiti definire così, come membri che fanno parte di questi gruppi. Ma cosa vuol dire millennials? Chi sono e cosa gli distingue dai ragazzi della Generazione Z? I greci dicevano “γνῶθι σαυτόν”, “conosci te stesso”. Quindi se vuoi saperne di più sui millennials e la Generazione Z, se vuoi capire chi sono, quali solo le differenze tra loro e sapere se anche tu sei un millennial o un membro della Generazione Z, ecco una guida completa per rispondere ad ogni tuo dubbio.
Chi sono i millennials?
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Cosa significa millennials
Anche conosciuti come Generazione Y, col termine millennials s’identificano tutti coloro che hanno raggiunto l’età adulta nel 21esimo secolo. In realtà le risposte alla domanda “chi sono i millennial?” potrebbero essere molteplici. Per alcuni i millennials sono semplicemente la generazione successiva alla cosiddetta Generation X, mentre per altri sono considerabili come tali solo gli individui definiti come “Nativi Digitali", ovvero nati in un mondo dove è già fortemente presente la tecnologia digitale. Occorre fare chiarezza. Il termine millennials è stato probabilmente coniato da Neil Howe e William Strauss, autori nel 1991 del libro “Generations: The History of America's Future, 1584 to 2069”. All’interno dell’opera i due autori identificavano con Millennials tutte le persone nate tra il 1982 e il 2004. Sebbene questi termini cronologici siano i più diffusi per identificare i millennials, tuttavia c’è chi propone differenti classificazioni:
Secondo Iconoclast, una Società di ricerca dei consumi, i millennials sono tutti coloro nati a partire dal 1978.Il New York Times, in diversi articoli, ha fissato due differenti archi di tempo nei quali rientrerebbero i millennials: dal 1976 al 1990 e quelli dal 1978 al 1998.Secondo un articolo del Time apparterrebbero a queste generazioni solo i ragazzi nati dal 1980 al 2000. Secondo altri, il criterio stesso di porre delle date per definire gli appartenenti a questa generazione è sbagliato. Non si tratterebbe infatti di apporre una scadenza, un’etichetta che viene fissata sui nati in un determinato anno.
Millennials e sinonimi: perché si chiamano così?
È stato Neil Howe nel 2000 a scrivere il libro “Millennials Rising”: il loro nome millennial deriva dal fatto che le loro idee, qualità, attitudini e valori si sono formate nel periodo di tempo nel quale vivono, ossia questo millennio. Sono figli di questo millennio, ecco perché millennial. Tuttavia, come abbiamo già accennato, vengono chiamati anche con diversi appellativi. Vediamo quali:
“Generazione Y”, dove questa lettera sta per Yes.“Echo boomers”: questo termine deriva dal fatto che i membri di questa generazione sono i figli degli appartenenti alla generazione detta Baby Boomers (dei nati fra il 1946 e il 1964).“Nativi Digitali”: Questo perché essi non conoscono un mondo dove non sia presente internet e i devices tecnologici.
Quanti anni hanno i millennials?
Al momento la fonte più autorevole in grado di rispondere a questa domanda è il Pew Research Center, Istituto di ricerca che da oltre 10 anni studia i millennials e che, nel 2018 ha stabilito che gli appartenenti a questa generazione sono tutti i nati tra il 1981 e il 1996. Ne consegue che tutti coloro che hanno nel 2019 dai 23 ai 38 anni, fanno parte della Generazione Y.
I Millennials nella classificazione generazionale
Fino ad ora abbiamo chiarito chi sono i millennials e quale sia la loro età. Abbiamo però fatto cenno anche alla Generazione X o a quella dei Baby Boomers. Occorre quindi capire di cosa stiamo parlando e come si classificano le diverse generazioni.
Classificazione cronologica
È ancora il Pew Research Center a indicare con precisione come sono classificate e quali siano i limiti cronologici posti per definire le generazioni che si susseguono da inizio ‘900 ad oggi:
The Silent Generation: i nati tra 1928 e 1945 (oggi hanno dai 74 ai 91 anni).Baby Boomers: nati fra 1946 e 1964 (adesso hanno fra i 55 e i 73 anni).Generation X: compresi fra 1965 e 1980 (dai 39 ai 54 anni nel 2019).Millennials: tutti i nati tra il 1981 e il 1996 (23-38).Post-Millennials o Generazione Z: i nati dal 1997 ad oggi che, quindi, non hanno più di 22 anni.
A margine di questa macro-classificazione, potremmo anche aggiungere che c’è chi ha parlato dell’esistenza di una “sotto-generazione” a cavallo tra Generazione x ed i millennals: sono i cosiddetti Xennials. Si tratta di una micro-generazione che comprende tutti i nati tra il 1977 e il 1983, ossia tutti coloro che sono nati in un mondo ancora “non digital” ma che hanno saputo adattarsi all’evoluzione della tecnologia. L’interazione tra le generazioni spesso complicata, talvolta può essere divertente come si può vedere in questo video.
Quanti sono i millennials nel mondo?
Nel mondo i millennials sono circa 1,8 miliardi e questo vuol dire che una persona su quattro appartiene a questa generazione.
In Italia i millennials sono circa 13 milioni:
Poco più del 51% sono uomini.Poco più del 49% donne.
Nel nostro Paese la maggior parte, il 42%, risiede al Nord, il 39% al Sud e nelle Isole mentre al Centro sono solo il 19%. Stando ai dati del 2016:
Più del 59% ha un’età compresa tra 25 e 34 anni.Il 32% ha tra i 18 e i 24.L’8,5% ha meno di 18 anni.
Per quanto riguarda le proiezioni dei millennials in Europa, il loro numero non crescerà notevolmente. Di contro, la popolazione con oltre 80 anni d’età raddoppierà. Secondo Eurispes entro il 2020 i millennials negli U.S.A saranno oltre un terzo della forza lavoro (questo anche a causa dell’alto tasso d’immigrazione). Ad oggi i millennials hanno superato nel numero la generazione precedente con più di 80 milioni d’individui solo negli Stati Uniti. Proprio qui si stima che, entro il 2048, i millennials saranno il 39% della popolazione votante.
Millennials: caratteristiche umane, tecniche e lavorative
Prima di procedere con l’analisi delle caratteristiche che contraddistinguono questa generazione occorre fare una piccola ma essenziale premessa metodologica. Non esiste una scienza esatta se si parla di “catalogare” le generazioni e i membri che ne fanno parte. Sarebbe folle ritenere qualcuno un millennial solo se in possesso di determinate caratteristiche. Quella qui elaborata è quindi solo una generalizzazione senza alcuna pretesa empirica. Partire dalle cifre, dai numeri e dalle statistiche è sempre un buon approccio per capire fino in fondo le dinamiche sociali e culturali di un agglomerato di persone.
Ad oggi i millennials hanno un’età compresa tra i 25 e i 38 anni.Il 40% di loro è genitore ma solo poco più del 35% possiede una casa.Il 21% afferma di aver cambiato lavoro nell’anno passato.
Il quadro che emerge fin da queste prime cifre è quello di una generazione che, sebbene proiettata verso l’”età adulta” con tutto che ne consegue (matrimonio, lavoro, costruzione di un’autonomia finanziaria e di una realtà familiare), incontra, per una serie di contingenze socioeconomiche, numerosi ostacoli che la rallentano, la frenano. I millennials riflettono questa contraddizione, questo contrasto tra aspettative e realtà, anche nei loro tratti caratteriali. Non a caso ciò che si dice maggiormente di loro è che siano la generazione cresciuta seguendo mantra (“segui i tuoi sogni” oppure “tu sei speciale”) e che si siano ritrovati successivamente ad affrontare una realtà che ben poco valore dà all’individuo e dove c’è poco spazio per la realizzazione delle aspirazioni personali. Una generazione di narcisisti cresciuti nel benessere degli anni ’90 e, adesso, “costretti a fare i grandi”, nella crisi degli anni 2000. Il minimo che ci si possa aspettare è uno sfasamento tra realtà e desideri.
Quali sono i tratti della loro personalità?
Multitasking: I millennials cercano di fare più cose contemporaneamente soprattutto perché non hanno abbastanza tempo durante la giornata per riuscire a fare tutto. Questo, che certamente può essere un tratto vantaggioso, ha però un risvolto negativo: i millennials sono spesso distratti e si perdono dietro i numerosi input che ricevono di continuo. Ad incidere su questa loro capacità multitasking sono stati soprattutto i Social Media. La loro presenza sui Social è certamente un tratto molto importante, che approfondiremo in un secondo momento. Per adesso basti dire che i millennials hanno un numero superiore di amici su Facebook rispetto ai membri della Generazione X: una media di 250 contro i 200.
Nonostante le difficili contingenze economiche nelle quali si trovano a vivere, i millennials credono in loro stessi e, quando hanno uno scopo da raggiungere, sono determinati. Lo abbiamo detto, sono chiamati “sognatori”, ma la cognizione che i millennials hanno di loro stessi è differente. Si definiscono ambiziosi e non idealisti; temerari e non arroganti; credono in loro stessi ma non pensano di essere superbi.Sono indipendenti, o almeno ci provano. La Generazione Y è cresciuta con la crisi economica degli anni 2000 ma crede, col duro lavoro, di poter raggiungere un’indipendenza economica.Si adattano facilmente alle diverse contingenze della vita. I millennials sono flessibili perché convinti che questa loro elasticità sia l’unica chiave per una crescita personale. Per loro la vita è un continuo mutamento, un processo evolutivo dove il percorso scolastico è solo l’inizio di un lungo iter di apprendimento. Anche da questo tratto deriva il fatto che gli appartenenti a questa generazione sono continuamente alla ricerca di fonti per imparare cose nuove, come i corsi online e le eLearning platforms.I millennials hanno bisogno di riconoscimento, di feedback. La necessità di una continua formazione e la ricerca di nuovi orizzonti del sapere, per loro, non deve cadere nel nulla. Abbiamo già detto sopra, per altro, che in loro è presente una forte componente narcisistica (derivata il più delle volte dall’educazione dei genitori). Questo non fa che rafforzare un bisogno di avere qualcuno, una sorta di maestro, che riconosca il loro lavoro e che li gratifichi con complimenti. Anche a partire da quest’ultimo tratto, i millennials sono stati spesso definiti come una generazione di impazienti. Voglio sì un riconoscimento, ma lo vogliono subito, anche quando non lo meritan“Non si perde mai. O si vince o si impara”, diceva Nelson Mandela. I millennials non hanno paura di niente. Certo questo è un eufemismo, ma il concetto è che, proprio perché essi riconoscono la vita come un continuo percorso di apprendimento che non si esaurisce mai, allora ogni errore non è altro che un’occasione per conoscersi meglio, per crescere. A dire il vero in questo tratto c’è anche una componente di deresponsabilizzazione. I millennials corrono rischi spesso perché sanno o sperano, che qualcuno poi li toglierà dai guai. Tuttavia, al di là di questa componente, c’è da dire che, offrire loro la possibilità di sbagliare è senz’altro un meccanismo che gli permette di assumersi delle responsabilità e di crescere. Problem Solving: i millennials affrontano la vita come un susseguirsi di ostacoli che cercano di affrontare e superare.I millennials sono diversi. Questo vuol dire non solo che sono diversi rispetto alle altre generazioni ma anche fra di loro. Basti pensare che negli Stati Uniti tra i millennials dai 13 ai 29 anni il 18,5% è ispanico, il 14,2% afroamericano, il 4,3% è asiatico e il 59,8% di origine caucasica. Questo porta molti di loro ad accettare naturalmente la diversità etnica. Ecco perché, in generale, i millennials considerano la diversità come un modo per creare unità in un Paese anziché utilizzare la cosiddetta "politica dell'identità" per dividerlo.I millennials sono persone dalla mentalità aperta, cittadini del mondo. Sono perfettamente consapevoli che le proprie idee e i propri convincimenti non sono universali ma hanno dei limiti. Per questo molti di loro vogliono lavorare per ampliare le proprie prospettive. Da qui deriva il punto seguente.I millennials sono avventurosi. Muoiono dalla voglia di esplorare il mondo, le differenti culture e i linguaggi. Ancora una volta, per spiegare questo tratto, ci possono venire incontro alcuni dati. I millennials sono cresciuti con Internet e in concomitanza con la nascita e diffusione dei Social Network, tutti elementi che hanno favorito l’abbattimento delle barriere culturali. Non è un caso se il 20% dei millennials negli U.S.A ha almeno un genitore emigrato. Solo questo permetterebbe di comprendere quanto il mondo, per loro, sia senza confini.Sono collaborativi. Una delle domande che, sempre più spesso si sentono porre ai colloqui di lavoro è se siano in grado di lavorare con gli altri. Beh, fortunatamente, pare che i millennials siano in grado di farlo e questo perché, fin dalla più tenera età, sono stati cresciuti in un sistema scolastico che li ha educati a lavorare in gruppo e a interagire collaborativamente con gli altri.I millennials sono una generazione che si interessa di politica molto di più rispetto a quanto non facciano i loro genitori. Questa responsabilità è sottolineata da una ricerca di Deloitte Millennial Survey del 2014 secondo la quale oltre la metà dei millennials intervistati crede che i governi abbiano un impatto negativo sulle questioni più importanti per l’economia e la società del nostro tempo (disoccupazione, scarsità di risorse, disparità di reddito). Molti inoltre pensano che la sempre più crescente disuguaglianza sociale ed economica sia un problema da considerare.I millennials sono progressisti. Abbracciano l'innovazione, le nuove idee e tendenze.I millennials sono coscienti e responsabili nei confronti della collettività sociale. Hanno imparato ad accettare e ad abbracciare la diversità etnica e pretendono, anche a livello economico, che le aziende tutelino i diritti tanto dei lavoratori quanto dei clienti.Ecco perché si può dire che i millennials sono autentici, reali. Perché vogliono rimanere fedeli a ciò che sono. Matthew Tyson ha scritto in un articolo uscito nel 2016 su The Huffington Post nel quale asseriva che i millennials "Non sono mossi da pubblicità appariscenti, grandi promesse e dal fattore wow. Vogliono messaggi autentici, marchi autentici e interazioni autentiche”. Ecco i millennials vogliono la trasparenza.Vogliono una conversazione onesta e aperta. Abbiamo detto sopra che una loro necessità è quella di avere un feedback, ad esempio sul posto di lavoro da parte dei loro manager. È importante avere qualcuno che comunichi in maniera chiara, che dica loro quando fanno bene oppure quando sbagliano.I millennials sanno accontentarsi. Nonostante siano stati definiti in un articolo come la generazione “Me, Me, Me”, egocentrica, presuntuosa ed egoista, i millennials sono consapevoli della situazione economica nella quale vivono. Sono abituati a convivere con la disoccupazione e con i salari bassi. I millennials cercano quindi di vivere con ciò che hanno.I millennials sono open-minded e questo vale anche per l’ambito civile e politico. Secondo alcune ricerche condotte dal Pew Research Centre il 77% dei millennials americani democratici e il 63% di quelli repubblicani è a favore della marijuana legalizzata.Amano il volontariato. Un sondaggio condotto nel 2006 dell'Istituto Harvard di politica ha rilevato che il 74% dei giovani tra i 18 ei 25 anni fa volontariato.
Millennials: tecnologia e Internet
I millennials, lo abbiamo detto, sono cresciuti con Internet e hanno vissuto “in diretta” la nascita dei Social Network. Uno dei tratti più distintivi di questa generazione è che la creatività è legata a doppio nodo allo sviluppo della tecnologia. Molti di loro ad esempio concepiscono il lavoro esclusivamente come digitale, non a caso i giovani imprenditori italiani hanno fondato 1.200 startup, la maggior parte delle quali opera proprio nel ramo “digital”. Abbiamo anche detto che la Generazione Y è multitasking e che questa abilità deriva proprio dal fatto che sia cresciuta in una realtà iperconnessa.
Il 97% ha perlomeno un profilo su un Social.I millennials si connettono soprattutto da mobile (il 93% delle volte), ma usano anche il tablet (il 47%) e il pc (il 30%).
In particolare, i millennials italiani usano internet per risolvere le esigenze quotidiane: il 71% ricerca informazioni, per lavoro o per studio. Le conseguenze negative di questa continua connessione sono molte. Il multitasking porta all’incapacità di avere una soglia dell’attenzione alta; la comunicazione sui Social Network porta invece sempre più spesso all’incapacità di comunicare, di rapportarsi con le persone esclusivamente al di là dell’utilizzo di una piattaforma online. Sui Social l’erba del vicino è sempre più verde e questo porta i millennials a non avere una cognizione realistica del mondo e di loro stessi. La realtà circostante esiste solo se è presente un “filtro”, una patina che media. Tutte queste motivazioni basterebbero per affermare che questa Generazione ha bisogno di un Digital Detox. In questo video è possibile vedere come possono fare.
Perché i millennials sono una generazione a rischio?
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No, la Generazione Y non è a rischio estinzione. Il pericolo del quale si parla è un altro. I millennials sono sempre stati nell’occhio del ciclone, con gli occhi di tutti puntati addosso. Sono etichettati come pigri, auto-indulgenti e viziati ma probabilmente siamo davanti alla generazione più incompresa della storia.
Di chi è la colpa di tutto questo?
Alla base di tutto c’è ovviamente l’educazione ricevuta. Lo abbiamo accennato prima, i millennials sono cresciuti a pane e complimenti, per così dire: “sei speciale”, “sei unico”, “sei diverso”. È stato detto loro che avrebbero raggiunto tutto quello che volevano, sarebbe bastato crederci. Molti di loro hanno ricevuto premi e ricompense per aver fatto niente di più che il loro dovere.Un ruolo importante è quello giocato dalla tecnologia. I millennials crescono con i filtri di Instagram dai quali sembra che tutto nel mondo sia meraviglioso e che la vita sia magnifica. Ma non è così. Questo è solo un modo per spingere il maniglione antipanico e fuggire dalla realtà. È quello che Bahuman ha detto nel suo libro "Danni collaterali": nonostante l’immagine di sé proiettata sui Social Network, solo in pochi in realtà sono sicuri. Inoltre, ne hanno parlato in molti, l’interazione sui Social crea dipendenza: ogni volta che riceviamo un like o un commento, ogni volta che abbiamo un feed in una relazione virtuale, il nostro organismo rilascia dopamina, la stessa sostanza che ci fa stare bene quando fumiamo o beviamo alcolici. In altre parole, i Social, al pari di queste sostanze, creano dipendenza. Un meccanismo ancor più pericoloso se si considera che in età adolescenziale i ragazzi creano sempre di più la loro identità sulla base dell’approvazione dei coetanei perciò cercheranno di fornire un’immagine distorta di loro stessi pur di essere accettati. Al bisogno di relazioni si sostituisce il numero di amici o follower sui Social e, invece di costruire le solide basi della propria identità, si rischia di dare vita a una personalità volubile e fragile perché non basata su relazioni profonde e significative.Altro elemento che ha inciso sulla personalità dei millennials e che li rende vulnerabili rispetto al mondo circostante è la possibilità di ottenere qualcosa subito. Se si vuol fare un acquisto basta avere un account su Amazon per ricevere ciò che si desidera anche il giorno dopo. Se si desidera vedere un film basta andare su Netflix. Fame? C’è Just Eat. Voglia di conoscere qualcuno? Tinder. L’immediata disponibilità e la pronta risposta a problemi e bisogni genera gratificazione istantanea. Si può ottenere tutto e subito. Ma per le relazioni significative occorre tempo, tanto. Ecco perché i ragazzi cresciuti col mito del “believe in yourself and believe in your dreams” e che vogliono lasciare un segno nel mondo, poi si ritrovano a cambiare lavoro ogni due mesi. Sfasamento dei bisogni, necessità di un appagamento immediato, rapporti virtuali e incapacità di costruire un’identità solida hanno conseguenze disastrose sui millennials.
Millennials e Religione: quale rapporto?
Il 29 % dei millennials si considera non appartenente a nessuna confessione religiosa. Ecco, questo è uno dei dati più interessanti relativi agli appartenenti a questa generazione che sembra avere più fiducia nella politica e nel mondo civile piuttosto che in un Dio.
I Millennials e il rapporto con i soldi
Partiamo da una constatazione: i millennials sono diventati grandi proprio in un momento di crisi economica. Se durante l’infanzia hanno vissuto un periodo felice per le finanze, successivamente si sono ritrovati adolescenti o addirittura pronti ad inserirsi nel mondo del lavoro quando il panorama economico era ben più critico. A differenza di quanto si possa pensare i millennials non hanno molto reddito disponibile, nonostante sembrino guadagnare di più rispetto alle generazioni precedenti.
Millennials e media
I millennials guardano 4 volte in più la televisione rispetto alle persone con più di 35 anni. Ma il dato veramente interessante è che il 27% in meno rispetto a Gen X e Baby Boomers la guarda con il tradizionale canale, ovvero via cavo. Questo vuol dire che i membri della Generazione Y preferiscono fruire dei contenuti attraverso servizi di streaming come Netflix. Ancora una volta Internet diventa un ingrediente fondamentale nella vita di queste persone infatti il 47% dei millennials afferma che è l'unica cosa di cui non possono fare a meno.
Ma cosa ricercano i millennials dai media?
Vogliono sentirsi parte di una comunità (si pensi alle serie TV al successo che stanno avendo fra i millennials e soprattutto alla creazione di vere e proprie comunità di spettatori intorno ad esse).Essere intrattenuti.Avere un legame profondo, onesto e trasparente con il prodotto mediatico del quale usufruiscono. Non sono solo fruitori passivi, ma veri e proprio collaboratori nella creazione dei contenuti. A riconferma di ciò c’è un dato: il 60% dei millennials è probabile che faccia affari con un marchio che segue.
Come abbiamo avuto modo di dire più volte i millennials sono multitasking e dividono la loro attenzione su più device (televisione, smartphone, tablet). Secondo Tubular Insights il 92% dei millennials utilizza un secondo schermo nello stesso momento in cui fruisce di un contenuto su un altro dispositivo.
Che lavoro vogliono i millennials?
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La soddisfazione e gratificazione sul posto di lavoro è, per i millennials più importante di una ricompensa economia. Un’indagine condotta a livello globale da PWC fa emergere come, per loro, la priorità sia nella ricerca di un equilibrio tra vita personale e lavorativa. Negli Stati Uniti, solo il 13% degli intervistati ha dichiarato di avere come obiettivo lavorativo è fare carriera scalando le posizioni.
I millennials risultano essere anche più intraprendenti di quanto si possa pensare. Sembra, infatti che abbiano avviato il doppio delle imprese rispetto ai loro genitori. Purtroppo l’altra faccia della medaglia è che molte di queste startup falliscono. Lavoro indipendente ma anche flessibile: i millennials apprezzano le modalità di lavoro flessibili e la libertà rispetto alle canoniche 8 ore passate in ufficio. Secondo uno studio della Bentley University il 77% dei membri della Generazione Y pensa che orari flessibili renderebbero più produttivo il lavoro e l’82% ha dichiarato di essere più fedele all’azienda se questa gli offre la possibilità di lavoro flessibile. : i millennials apprezzano le modalità di lavoro flessibili e la libertà rispetto alle canoniche 8 ore passate in ufficio. Secondo uno studio della Bentley University il 77% dei membri della Generazione Y pensa che orari flessibili renderebbero più produttivo il lavoro e l’82% ha dichiarato di essere più fedele all’azienda se questa gli offre la possibilità di lavoro flessibile.
Cosa vogliono i millennials dal lavoro? Secondo una ricerca del 2018 condotta dall’”Osservatorio Generazione z, Millennials, lavoro e welfare aziendale”, promossa da Edenred e Orienta, molti millennials sognano il posto fisso in un’impresa che abbia una politica di welfare in grado di aiutarli a crearsi una famiglia. L’88,92% del campione considerato preferisce il lavoro dipendente e solo l’11,08% quello autonomo. Per il 32,39% degli intervistati l’azienda ideale è quella che prevede una serie di vantaggi, oltre quelli economici, mentre per l’83,52% l’azienda ideale deve avere piani di welfare specifici per i giovani dipendenti. Per saperne di più è possibile vedere qui.
Qual è la condizione lavorativa dei millennials?
I millennials italiani sono stacanovisti: più di 3,8 milioni lavora oltre l’orario canonico e anche durante il weekend. Purtroppo la Generazione Y deve costantemente convivere con livelli di disoccupazione altissimi. È la generazione stage, quella che vive di precarietà contrattuale, che vive alla giornata.
Un milione di millennials in Italia ha cambiato almeno due lavori nell’ultimo anno.4,4 milioni hanno iniziato il loro percorso lavorativo con uno stage non retribuito.Tra i millennials occupati quasi la metà svolge un lavoro di livello più basso rispetto alla propria qualifica.
Millennials e telefonia: how often do millennials check their phones?
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Uno studio condotto da KDM Engineering su 2000 millennials americani ha cercato d’identificare il loro rapporto con gli smartphone. Ebbene è emerso che il 43% degli intervistati controlla il telefono ogni 20 minuti. A lavoro questa cifra scende al 20% (la maggior parte, il 77% afferma di controllarlo in bagno). Ovviamente i motivi non sono professionali: le cinque notifiche più "urgenti" sono testi, telefonate, e-mail, Facebook Messenger e FaceTime in questo ordine. Sicuramente la tecnologia e l’uso di dispositivi mobili è uno degli elementi fondamentali che contraddistinguono questa generazione. Infatti uno studio sui millennials condotto da Telefonica nel 2014 ci rivela quanto il mobile sia importante per la Generazione Y, non solo per divertimento: il 60% dei millennials afferma di utilizzare i propri dispositivi per la ricerca e l'istruzione. Il 72% degli intervistati ha dichiarato di possedere uno smartphone e il 28% ha un tablet. Quest'anno i numeri sono saliti all'80% e al 45%.
Come attrarre l'attenzione dei millennials su Internet?
I millennials sono una generazione sempre connessa. La vetrina nella quale scelgono i loro prodotti preferiti è quella del tablet, del PC e soprattutto dello smartphone. Eppure, per quanto questa generazione sia continuamente bombardata da stimoli d’acquisto, sembra incline a rimanere fedele a un brand.
Secondo una ricerca di Elite Daily emergono i tratti dei millennials come acquirenti:
L’1% è influenzato dalla pubblicità d’acquisto.Il 33% dei millennials, prima di fare un acquisto, consulta diverse fonti online, come blog o siti, dalle quali può trarre informazioni utili in merito al prodotto in questione.Ma soprattutto, e questo è il dato più importante, i millennials vogliono essere coinvolti nella progettazione dei prodotti. Vogliono un dialogo autentico col brand al quale si rivolgono.
Best Practices per I Brand
I marchi che cercano di avvicinarsi a loro su Internet non possono non considerare questi punti:
È opportuno quindi che i brand sviluppino con i millennials un dialogo, un rapporto concreto, onesto al punto che siano loro stessi a creare contenuti per le pubblicità. In una parola: coinvolgerli.Un altro consiglio è utilizzare i Social Network ma “dando loro un volto”. Questo vuol dire utilizzare per le campagne pubblicitarie degli influencer: secondo il report “Studio annuale dei social network” l’85% degli utenti dichiara di seguirne almeno uno. Un altro trend che sempre di più ha preso forma sui social è quello della diretta. I video in tempo reale sono molto apprezzati dai millennials. Le app come Snapchat trasmettono live e coinvolgono l’utente.C’è poi un trend sempre più interessante da considerare se si vuole attrarre l’attenzione dei millennials su un prodotto e farlo su Internet. Stiamo parlando dell’Experience economy: il 52% dei millennials consumatori effettua acquisti in base all’esperienza a differenza della generazione precedente, quella dei Baby Boomers che, invece, preferiva il possesso di beni materiali. Un esempio di quanto l’experience economy funzioni per la Generazione Y è la G-Steel Battle realizzata per Casio Watches Italia, al quale hanno partecipato Salvatore Esposito (Gomorra) e Francesco Montanari (Romanzo Criminale). Un’operazione che ha coniugato Pr event e social storytelling: un primato come media experience event.
Ma dopo tutti questi suggerimenti la domanda che possiamo farci è: la pubblicità funziona? Il 58% dei millennials si preoccupa delle pubblicità solo se legate a qualcosa che a loro interessa e che loro supportano.
How to engage millennials on Social Media
I millennials passano molto tempo sui Social Network quindi appare ovvio che chiunque voglia comunicare con loro debba passare da questi canali. Una delle parole chiave è coinvolgimento. Sui Social i millennials devono prendere parte alla discussione col brand. Renderli partecipi, quindi, ma senza imporre la propria presenza, vale a dire senza un advertising selvaggio e prepotente.
Alcuni consigli?
Usare, come ha fatto Fanta, i QR code che, scannerizzati con il proprio smartphone, rimandano direttamente ad una pagina Web. Rapido, facilmente accessibile e intuitivo. Perfetto per i millennials.Mai sentita l’espressione “un’immagine vale più di mille parole”? Il contenuto visuale. I millennials lo amano. Prendiamo Instagram, il Social delle immagini per eccellenza. Ogni mese ha 700 milioni di utenti attivi e il 90% di questi ha meno di 35 anni.Contenuti “snack”? Sono contenuti “a piccole dosi”. Spieghiamoci meglio. Nell’abbuffata di contenuti che, quotidianamente, i millennials fanno sul Web, l’unica speranza è quella di realizzare qualcosa di diverso dagli altri. Il prodotto deve essere breve, accessibile e condivisibile per essere apprezzato, quindi digerito, dall’utente della Generazione Y.Abbiamo già parlato altrove del “buon cuore” dei millennials. Una generazione di persone che fa volontariato e che apprezza le aziende autentiche, con le quali sviluppare un dialogo onesto, senza correre dietro le false promesse pubblicitarie. I millennials “giurano fedeltà” ai brand che seguono una logica di welfare. Il 75% degli appartenenti alla Generazione Y ritiene molto importante che i marchi restituiscano alla società anziché concentrarsi esclusivamente sul profitto.UGC: user generated content. Sono gli utenti a creare i contenuti perché sono questi ad avere un impatto significativo sulle decisioni di acquisto. E questo avviene perché equivale per i millennials sia a dialogare con gli altri che a fidarsi di ciò che i coetanei dicono.
Che tipo di video piacciono ai millennials?
La parola d’ordine dei millennials, quando si parla di video, è "adesso". I ragazzi della Generation Y infatti vogliono fruire dei contenuti video nella maniera più immediata possibile, pagando un servizio di streaming online come Netflix o Hulu piuttosto che canali TV a pagamento. Ben l’81% dei millennials trova piacevole la libertà di essere sempre connesso, e poter guardare video in qualsiasi momento. Altra modalità di fruizione video molto amata dai millennials è quella del livestreaming grazie a piattaforme come Twitch o Periscope che hanno addirittura un traffico superiore a Hulu. Lo spettatore guarda in tempo reale quello che sta succedendo e può lasciare commenti che spesso vengono anche letti ad alta voce dallo streamer stesso. Parte del successo del livestream è dovuta al suo fattore di autenticità: durante la diretta tutto può succedere e i millennials sono pronti a godersi lo spettacolo. YouTube resta ovviamente una delle piattaforme più usate, che nel 2019 si è addirittura accaparrata il posto di brand più amato dai millennials. Le modalità di fruizione stanno però cambiando: ad essere preferiti sono i video più corti, sotto i 2 minuti di durata. Questo anche perché YouTube viene utilizzato molto durante quelli che Google chiama “micro-momenti”, finestre di tempo molto brevi in cui l’utente si connette per imparare, vedere, ricercare. I millennials, infatti, sono fruitori regolari di video tutorial, recensioni e unboxing di prodotti.
Millennials e shopping: come e cosa acquistano
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Qual è il trend negli acquisti da parte dei millennials?
Iniziamo prendendo in considerazione un po’ di dati.
Il 71% dei millennials acquista in più negozi in cerca di offerte.L’82% va online alla ricerca dell'affare (solo il 65% dei loro genitori, i Boomers, fa così).Il 94% dei millennials utilizza coupon.
Una cosa è certa: i millennials sono consumatori più attenti dei loro predecessori e hanno abitudini di acquisto ben precise, volte al risparmio. Questi ragazzi spendono meno e si dedicano soprattutto ad uno shopping più selettivo. Quelli che possono, inoltre, conservano i soldi ma non per investirli nell’acquisto di una casa, quanto più per sfizi come viaggi e vacanze low cost.
I millennials utilizzano Internet per informarsi su quale sia il miglior prodotto, il miglior negozio o il miglior prezzo sulla base delle proprie esigenze ma successivamente preferiscono poter toccare con mano il prodotto, avere un’esperienza diretta. In altre parole, possiamo affermare che i millennials comprano sì su Internet (soprattutto viaggi, tecnologia e vestiario), ma restano molto affezionati ai negozi fisici.
Oltre a questo, i dati ci dicono che i millennials sono generalmente clienti fedeli di un brand: il 69% ha dichiarato che, quando si tratta del loro negozio preferito, il cartello “chiuso” non li ferma.
Che musica ascoltano?
I millennials hanno completamente rivoluzionato il mondo musicale portando lo streaming ad essere il metodo di fruizione più usato in assoluto. Le piattaforme sono tantissime e la possibilità di creare playlist e ascoltare ciò che si vuole, quando si vuole.
Altro metodo di fruizione molto popolare tra i millennials è quello della musica dal vivo: i concerti, infatti, sono al momento uno dei settori musicali più profittevoli per le case discografiche. In Italia il 50% dei millennials intervistati si dichiara appassionato di musica, l’81% ascolta musica ogni giorno e il 45% appartiene alla fanbase di uno o più artisti.
Che moda seguono i millennials?
La parola d’ordine dei millennials per l’abbigliamento è unicità. I ragazzi della Generazione Y hanno spesso espresso la necessità di trasmettere la loro personalità attraverso il modo in cui si vestono e non hanno paura di ricercare i capi più adatti a loro. Nonostante Internet hanno raggiunto una certa popolarità anche i thrift stores, mercatini dell’usato e negozi vintage in cui è possibile trovare capi unici e originali. Per quanto riguarda la moda i millennials ricercano qualità a prezzi bassi e sono meno disposti della generazione precedente a pagare molto un capo di vestiario solo perché ha la firma di un brand noto. Ecco alcuni esempi relativi agli outfit dei millennials.
Che alimenti acquistano i millennials?
Le abitudini dei millennials nei supermercati sono tante. Prima tra tutte c’è la necessità di portare in tavola alimenti controllati, biologici e, possibilmente, a chilometro zero. I millennials sono attenti alle questioni ambientali e mettono al primo posto il benessere della persona. Ecco perché cercano cibi che siano salutari, controllati e i cui processi produttivi non abbiano forti impatti sull’ambiente. Stiamo parlando di una generazione che preferisce i vegetali alla carne (solo il pollo si salva, diventando la fonte principale di proteine insieme a pesce, uova, legumi, formaggi e latticini).
Cosa cucinano e mangiano i millennials?
Come detto nel punto precedente, i millennials preferiscono il cibo che aiuti il benessere della persona. Alimenti controllati e biologici per pasti equilibrati. Unico problema? Non hanno il tempo di prepararlo. Per questo motivo vediamo una crescita sia nella vendita di porzioni già pronte, che nel numero di persone che decide di mangiare fuori casa (tutti i dati del mangiare fuori). I ristoranti preferiti? Quelli che propongono alimenti gluten-free, vegani oppure quelli etnici. Altra soluzione molto amata dalla Generazione Y è quella dello street food, che soddisfa la necessità di un pasto veloce ma sempre appagante.
Che vino preferiscono i millennials?
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I millennials, soprattutto statunitensi, sono grandi consumatori di vino (a differenza di quelli italiani, che ancora consumano meno vino della Generazione X). Negli Stati Uniti la scelta del vino viene effettuata a partire dal brand e solo in un secondo momento si guarda il tipo di vino. Questo dato in Italia è ribaltato: il 51% dei millennials che consumano vino lo scelgono in base alla sua tipologia e solo il 10% ha un occhio di riguardo per la notorietà del brand.
Ma quali sono i vini preferiti dai millennials? Secondo alcune statistiche i millennials preferiscono il vino bianco frizzante. Per la Generazione Y il vino diventa un’esperienza da condividere con gli amici e di grande importanza è la possibilità di fare accostamenti con il cibo a tavola per un’esperienza a 360 gradi.
Chi sono i millennials più ricchi?
Tra i millennials più ricchi troviamo personaggi come Scott Duncan (5,4 miliardi di patrimonio), erede di una società petrolifera oppure Alexandra Andersen, che a soli 22 anni ha già un patrimonio di 1,5 milioni di dollari grazie alla società che le ha affidato il padre. Anche i fondatori di Snapchat, Instagram e Pinterest, sono tre millennials. Tra le celebrità del mondo dello spettacolo che appartengono alla Generazione Y ci sono personaggi come Justin Bieber o Lupita Nyong’o.
Chi sono i millennials nel mondo televisivo?
I millennials nel mondo della TV sono tanti. Un esempio su tutti, in Italia, è Frank Matano. È stato capace di far entrare il mondo digitale nella sua vita, partendo da un canale YouTube, “lamentecontorta”, per poi approdare in TV con programmi come Le Iene o Italia’s Got Talent.
Dove finiscono i millennials e inizia la Generazione Z
Storia e tecnologia: le differenze fra millennials e Generazione Z
Ovviamente non si tratta di classificazioni scientifiche. Non esistono divisioni nette o genetiche tra una generazione e l’altra. Si tratta di metodi utili per leggere e codificare gruppi di persone che differiscono tra loro non solo per età, ma anche per fattori sociali, economici e politici.
Queste generazioni si differenziano non solo per i limiti cronologici ma anche per il fatto che hanno potuto vivere in prima persona o meno alcuni degli eventi più importanti della storia, veri e propri “tourning point” di questo millennio.
I millennials sono compresi nella fascia tra il 1981 e il 1996 perché sono abbastanza grandi per aver assistito all’attacco alle Torri Gemelle l’11 settembre 2001, ma anche per aver visto e vissuto con cognizione la crisi e la recessione economica del 2008 che, come sostiene il presidente del Pew Research center, Michael Dimock, ha portato ad una lenta partenza della loro carriera lavorativa, un segno di decadenza nella società americana.
Anche l’avere a che fare con differenti tecnologie è un segno di distinzione che contraddistingue e distingue le diverse generazioni:
Quando l’IPhone si affacciava sul mercato i membri della Generazione X avevano appena 10 anni mentre i millennials avevano già utilizzato il Nokia 33 10 per poi passare ai cellulari, come quelli della Motorola, con la cosiddetta apertura a conchiglia, fino ad arrivare ai primi modelli touchscreen. La tecnologia è evidentemente un argine in grado di contenere e definire i membri di una generazione. Michael Dimock ha sottolineato questo legame fra generazioni e tecnologia: i Baby Boomers sono la generazione cresciuta con la TV e che ha visto questo Media diventare dominante.La Generazione X ha assistito alla rivoluzione dei computer.I millennials sono nati in un mondo in cui i Internet ha stabilito i canoni di un nuovo modo di vivere.
Dove finiscono i milllennials e inizia la Generazione Z
È stato nel 2018 che si è sentita la necessità di porre un punto di rottura tra millennials e la generazione successiva. Se i primi infatti quest’anno hanno raggiunto un’età che va dai 23 ai 39 anni e che abbraccia quindi più o meno giovani uomini, ma comunque sempre individui maturi, tutti coloro nati dopo il 1997 sono da considerare come appartenenti ad una nuova generazione. Questo anno è quindi la chiave di volta che, per ragioni non solo cronologiche, ma anche politiche, economiche e sociali, separa i millennials da chi, ad oggi, ha al massimo poco più di 22 anni, se non è ancora un ragazzino o un adolescente. Stiamo parlando della Generazione z.
Tutte le differenze tra Millennials e Generazione Z
Gli appartenenti alle due generazioni differiscono, come anticipato, anche per caratteristiche sociali ed eventi storici ai quali hanno assistito. Facciamo qualche esempio:
I millennial avevano dai 5 ai 20 anni quando l’11 settembre 2011 ci fu lo spaventoso attacco terroristico alle Torri Gemelle, senza ombra di dubbio uno degli eventi storici più rilevanti degli ultimi dieci anni. Questo vuol dire che mantengono un certo livello di ricordo e di consapevolezza di quella tragedia e di come ha cambiato il mondo. Cosa che non può avvenire per i membri della Generazione Zeta che, nel 2011, non erano abbastanza grandi per comprenderlo a fondo.Molti millennials avevano tra i 12 e i 27 anni quando è stato eletto, nel 2008, il primo presidente afroamericano degli U.S.A, Barack Obama. I ragazzi della Generazione zeta invece avevano poco più di dieci anni all’epoca. Se George W. Bush and Barack Obama sono i presidenti della generazione X, Donald Trump è il presidente della Generazione Z.
Oltre agli eventi storici, a differenziare i millennial e la Generazione Z sono anche fattori di ordine tecnologico e sociale. Nel 2017 è uscito sul mercato il primo iPhone: la Generazione Z aveva 10 anni. Questo vuol dire che, a differenza dei millennials, sono cresciuti e sono diventati adolescenti con questo strumento, ancora oggi diffusissimo. Non hanno assistito al cambio di modelli. Una full immersion nel mondo tecnologico odierno che, come vedremo in seguito gli porta ad essere “sempre connessi”.
I membri della Generazione Z sono nati quando le odierne tecnologie erano già diffuse. Fin da piccoli sono stati abituati ad utilizzare diversi dispositivi come smartphone o tablets. A differenza dei Millennials, che si sono adattati a queste tecnologie perché sono entrate nelle loro vite in età pressoché adolescenziale, i membri della Generazione Zeta hanno imparato ad utilizzarli fin dalla più tenera età.Ne consegue un rapporto molto stretto con Internet, al quale attingono autonomamente e con dimestichezza per apprendere. Insomma, la Generazione Z non ha mai fatto una ricerca scolastica usufruendo solo di enciclopedie cartacee a differenza dei millennials che, probabilmente, già alle elementari non hanno potuto usufruire del Web.Una delle piattaforme a cui si rifanno maggiormente i membri della Generazione Z è YouTube. In particolare, osservano con assiduità gli Youtuber, veri e propri maestri di vita e modelli d’apprendimento. I millennials, invece, prediligono Facebook, ma anche il linguaggio iconico di Instagram.Una delle principali conseguenze del rapporto che i membri della Generazione Z hanno con tecnologie e con device differenti, contemporaneamente è che la loro soglia d’attenzione è molto bassa, abituati come sono a ricevere molti stimoli differenti nello stesso momento. Tutto questo è presente anche nei Millennials, ma in misura minore. Non a caso uno dei social preferiti dalla Generazione Z è Snapchat che richiede la sintesi e l’immediatezza del messaggio, mentre la piattaforma prediletta dai millennials, come abbiamo detto, è Facebook.Il loro aver a che fare con più device contemporaneamente, li ha portati a sviluppare una certa attitudine al multitasking, spesso però solo apparente. In questo caso i millennials non si distinguono molto. Anche per loro il multitasking, il più delle volte, si traduce nell’incapacità di mantenere l’attenzione su un punto.I ragazzi della Generazione Zeta credono in sé stessi e aspirano a diventare imprenditori, lavoratori autonomi. A differenza, i millennials desiderano certezze economiche e una stabilità contrattuale da dipendenti senza pensare di mettersi in proprio. Inoltre i millennials sono tendenzialmente pigri e "mammoni", incapaci di abbandonare casa.I membri della Generazione Z sono molto indipendenti anche nei rapporti interpersonali mentre spesso i millennials sono stati tacciati di essere “bamboccioni” e di stare bene con la propria famiglia.Sono consumatori esigenti: pretendono chiarezza e trasparenza dalle aziende dalle quali comprano. Interagiscono con commenti e critiche. Insomma, non sono acquirenti passivi. Anche i millennials fanno valere i propri diritti, le proprie esigenze come consumatori, ed esigono trasparenza e lealtà da parte delle aziende.Ovviamente, essendo figli di un mondo “nuovo”, costituito per di più di tecnologie neonate e in continuo sviluppo, i membri della Generazione Zeta si stanno formando per lavori che ancora non esisteranno. Chi dei millennials, invece, non ha un impiego tradizionale o che tradizionalmente esiste da tempo, deve lentamente e con fatica adattarsi ad un cambiamento professionale e formativo.I membri della Generazione Z sono nati in un mondo molto più globalizzato rispetto a quello dei millennials. Le loro amicizie non hanno confini e differenze di genere o di etnia. Cosa che vale anche per i millennials, con l’unica differenza che in molti di questi resiste il concetto di limite, di frontiera e di differente identità nazionale.Sono meno “viziati” rispetto ai millennials. Essendo nati in piena crisi economica sanno che dovranno fare fatica a guadagnarsi ciò che vogliono e per questo sono molto determinati. I millennials sono nati e cresciuti con un modello economico “vecchio” e che non regge alla crisi attuale. Hanno dovuto ridimensionare le loro aspettative di vita senza mai riuscirci veramente. Il risultato è che i millennials si sentono spesso illusi, presi in giro, traditi dal sistema socioeconomico e dalle promesse che gli aveva fatto, ma soprattutto impreparati ad affrontarne le sfide con successo.La Generazione Z è altruista. La gran parte vorrebbe fare o fa già volontariato. Lotta per i propri diritti, per quelli degli altri e s’impegna nella difesa dell’ambiente. Anche nei millennials l’attività del volontariato è sempre più svolta.
Generazione Z: chi sono e quali caratteristiche hanno
Generazione Z: chi sono
Cominciamo col dire che in merito a questa generazione ci sono meno informazioni a disposizione. Questo non per una carenza della letteratura in merito, piuttosto per il semplice fatto che questa generazione è molto più recente (stiamo parlando dei nati dal 1995 a oggi). Essendo quindi una realtà contemporanea, in continuo divenire, non possiamo far altro che cercare di analizzarne i tratti generali e, in base a questi, capire come si svilupperà il loro futuro.
Perché si chiamano così?
Inizialmente, la Generazione Z è stata definita dai giornalisti come “Homeland Generation”, ovvero una generazione destinata a restare a casa, meno incline ad andare in giro per il mondo. Questo è dovuto al fatto che gli appartenenti a questa generazione sono nati tra gli anni Novanta e la prima decade dei Duemila, in un contesto di paura e sfiducia, causato da eventi storici, come l’attacco alle Torri Gemelle e da contingenze economiche, come la crisi finanziaria che dal 2007 ha colpito tutto il mondo. Si è poi passati a chiamarli semplicemente Generazione Z e questo perché gli appartenenti sono gli ultimi, cronologicamente parlando, dopo la Generazione X e Y. Sono stati anche definiti come Post-Millennials, Generazione Alpha meglio iGeneration (in breve iGen) per sottolineare il fatto che siano “Nativi Digitali” vale a dire nati con a disposizione dispositivi hi-tech e in ambienti 2.0.
I membri della Generazione Z sono tutti i nati dal 1995 ad oggi. Se i millennials erano stati cresciuti in un contesto multimediale, i ragazzi della Generazione Z, o Linksters, sono abituati fin dalla nascita a stare a contatto con iPhone e Pc avanzatissimi. Per loro il mondo è sempre stato solo ed esclusivamente con Internet ecco perché sono i più preparati nel campo del Web. Deanne Yamamoto, nel testo “Gen Blend … But not Blending in” fa notare che questa generazione è e sarà completamente diversa rispetto alle precedenti perché ha visto e vissuto eventi e conquiste sociali recenti che per i millennials o per i membri della Generazione X sono state un punto d’arrivo, una realtà alla quale si sono adattati: le relazioni interraziali e i matrimoni gay, l’utilizzo direttamente degli smartphone fin dalla più tenera età e le tecnologie innovative. I Post-Millennials, come quelli che oggi sono in età adolescenziale, leggono probabilmente libri o giornali sul tablet più che sul cartaceo, guardano film soprattutto su Internet, su Netflix, più che alla TV e sicuramente sviluppano gran parte della loro socializzazione su piattaforme Social.
Generazione Z: caratteristiche
A differenza dei millennials, che sono cresciuti adattandosi via via all’evoluzione tecnologica, i membri della Generazione Z sono veri e propri “Nativi Digitali”. Fin dalla più tenera età sono stati abituati a maneggiare oggetti come smartphone e tablet. È quindi una generazione che non conosce barriere di connessione e quindi, come abbiamo avuto modo di dire prima con i millennials, nemmeno particolari limiti nei propri orizzonti culturali. Stiamo parlando di una generazione multi-culturale, che guarda, il più delle volte, con favore ai matrimoni omosessuali, ai diritti LGTBQ e alla gender equality.
Ma vediamo di analizzare più nel dettaglio le caratteristiche e i tratti che definiscono e contraddistinguono la Generazione Z:
Partiamo da un punto: la Generazione Z è un gruppo numeroso. Sta crescendo sempre di più il numero dei membri che ne fanno parte e ben presto supererà quello dei Baby boomers e dei millennals. Secondo l'U.S. Census Bureau, un americano su quattro fa parte della Generazione Z.Da questo deriva che in questa generazione la diversità è un valore aggiunto. Non potrebbe essere altrimenti, se solo si considera che, negli Stati Uniti, 1 ragazzo su 4 è di origine Ispanica mentre, secondo quanto affermato dal Pew Research Center il 6% è di origine asiatica e il 14% è Afroamericano. Una realtà, quella della Generazione Z, multietnica.Senza ombra di dubbio ciò che maggiormente contraddistingue i ragazzi della Generazione Z è il rapporto con la tecnologia (non a caso stiamo parlando di Nativi Digitali). I Post-Millennials sono la prima generazione di nati dopo la comparsa del Web e hanno un’incredibile dimestichezza con i device odierni, dal tablet all’iPhone. Sono infatti multitasking e abituati all’uso in contemporanea di devices diversi. L’84% dei millennials crede che con la tecnologia sia possibile creare un futuro migliore. Fra i dispositivi maggiormente utilizzati c’è senza ombra di dubbio lo smartphone. Secondo una ricerca del Pew Research Center, quasi tre quarti degli adolescenti di oggi ne ha uno, mentre appena il 12% non lo possiede affatto. Il 45% della Generazione Z era in possesso di un proprio smartphone già a 10-12 anni. Stiamo parlando quindi della generazione più mobile di sempre: una vita “portatile” dove il telefonino diventa un recipiente della propria esistenza, una finestra indiscussa sul mondo sociale e degli acquisti. Non è un caso se, di recente, Nintendo Switch ha trasformato la sua console domestica in un sistema portatile o se i negozi fisici vengono sostituiti progressivamente con quelli pop-up. Tutto dev’essere portatile, tutto a portata di clic.Un altro elemento fondamentale che li contraddistingue è il rapporto con la Rete. Un rapporto senz’altro totalizzante. Wikipedia e Google sono le loro enciclopedie. Questi ragazzi “shiftano” continuamente tra realtà e virtuale, tra vita online e vita offline. In realtà questo loro giostrarsi è molto rischioso. Da molti studi è emerso, infatti, che questo stato di costante connessione ha effetti negativi sul loro senso di felicità e appagamento: purtroppo i Post-Millennials difficilmente riescono a distinguere tra vita reale e online. Per questa generazione si parla spesso di FOMO (Fear of Missing Out) ovvero la paura di perdere qualcosa mentre si è disconnessi. È proprio questa che li spinge ad un rapporto morboso, eccessivo con la connessione, senza la quale non sembrano poter vivere.Qual è il rapporto con i Social Network? Partiamo da un dato: il 46% degli appartenenti alla Generazione Z sceglie i social come forma di privilegiata comunicazione. Facebook, più usata dai millennials e dalla Generazione X, non è sicuramente il loro Social Media preferito e viene sostituito da Instagram e Snapchat. Whatsapp prende il posto delle mail perché più di diretto e rapido. Molto è apprezzato è anche YouTube.
Veniamo ai tratti della personalità:
Come è stato per i millennials, anche i ragazzi della Gen Z vogliono la verità. Anche se stiamo parlando di una delle generazioni più connesse di sempre, la Generazione Z vuole vedere volti e ascoltare storie: motivo per il quale lo stoytelling, soprattutto a livello Social viene esaltato e le celebrities sono “fatte fuori” dagli influencer di Instagram e dagli Youtuber. Gli influencer sono considerati affidabili perché vicini, simili.Sono sicuri, credono in loro stessi perché sono stati cresciuti con l’idea che per ottenere qualcosa devono avere fiducia nelle loro potenzialità e lavorare molto.Sono realisti. I ragazzi della Generazione Z sono nati in un periodo di crisi economica e finanziaria e sono quindi abituati a un mondo veloce, instabile. Ecco perché sanno guardare in faccia la realtà e fidarsi solo di loro stessi e delle loro forze. Anche se il mondo non offre loro prospettive “rosee”, i Post-Millennials sono pronti a lavorare duro per migliorarlo.Come abbiamo detto sopra il loro rapporto multitasking con la tecnologia li porta ad essere focalizzati su più devices contemporaneamente. Questo inevitabilmente porta la loro soglia dell’attenzione ad essere molto bassa. È una generazione di distratti, la media è 8 secondi. A riconferma c’è il fatto che i Post-Millennials usufruiscono moltissimo dei servizi di streaming di musica, film e serie tv on demand, come Netflix, che permettono di fruire del contenuto quando si vuole e senza interruzioni. Sono attenti al benessere psicofisico: fanno esercizi fisici e si dedicano alla meditazione e al rilassamento. Sono sensibili al tema della salvaguardia ambientale.Sono liberali e molto attenti al miglioramento della società civile e dei diritti. L’ 89% vuole la parità dei sessi, il 64% ha amici di differenti religioni, il 63% è a favore delle unioni LGBT. Il 77% degli studenti delle scuole superiori è interessato a fare volontariato e più di un ragazzo su quattro, di età compresa tra i 16 e i 19 anni, già lo fa. Secondo un rapporto del Bureau of Labor Statistics il 60% della Generazione Z vuole lavori che abbiano un impatto sulla società.Per quanto riguarda la situazione economica? Lo abbiamo detto, la Generazione Z è molto più realista rispetto ai millennials. Non insegue sogni o chimere finanziarie ma riflette sulle conseguenze delle proprie scelte economiche. Svariati studi mostrano che più dell’80% dei “Nativi Digitali” pianifica il proprio futuro finanziario.In ambito lavorativo, molti vorrebbero essere responsabili della propria carriera: il 61% degli studenti delle scuole superiori vorrebbe essere imprenditore, il 72% vorrebbe avviare un'impresa un giorno e il 46,9% afferma che la propria scuola offre corsi su come avviare e gestire un'impresa.
Generation z: i protagonisti di domani
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Dopo i Millennials sarà la Generazione Z, la vera protagonista del mercato, l’interlocutore privilegiato al quale rivolgersi. Con ben 143 miliardi di dollari di spesa l’anno, questi giovani offrono qualcosa in più: un indizio su cosa produrre. Quali sono le ricette per catturare questo segmento secondo gli addetti al marketing? Più possibilità di testare i prodotti, più engagement con i brand sui social (con Sephora che offre un esempio molto interessante di esperienza in-store attiva) e una maggiore attenzione al servizio clienti. Per capire dove andranno i consumi, si devono anche considerare le caratteristiche politiche e culturali di questo segmento demografico: la Generazione Z è meno propensa ad avere una vita rischiosa. Nel 2013, il 66% dei teenager (i membri più anziani della Generazione Z) ha provato l’alcol, in calo rispetto all’82% dei teenager del 1991. Sempre nel 2013, soltanto l’8% degli adolescenti della Generazione Z non ha mai indossato la cintura di sicurezza durante un viaggio in macchina: 22 anni prima, la percentuale era del 26%. Una generazione che tende a essere più conservatrice dei Millennials: riporta un sondaggio di 83.298 studenti (tra i 14 ei 19 anni) negli Stati Uniti effettuato dall’associazione no-profit tra settembre e ottobre 2016.
Uno dei risultati più interessanti fa emergere che la Generazione z ancora guarda la TV, ma fruisce di questo mezzo in maniera dversa, ossia intrecciandola con l’on demand.
Generazione Z: quale marketing adottare?
Nel passaggio dai millennials alla Generazione Z, il marketing si è reso conto che la fedeltà al brand è la prima a saltare: i Post-Millennials sono legati solo ai brand social media-friendly, nei quali si riflettono e con i quali comunicano.Una strategia di successo dev’essere semplice, con operazioni one-clic.Come abbiamo detto i Post-Millennials voglio l’autenticità ed è inutile spendere soldi per campagne pubblicitarie costose e che presentano prodotti patinati. Meglio concentrarsi per costruire un’identità di brand autentica.La Generazione Z non si accontenta. È il marketing che deve in ogni modo piegarsi alle sue esigenze e non viceversa. Presentarsi a loro come indispensabili non fa altro che far apparire patetiche le aziende che lo fanno.La comunicazione deve avvenire tramite Social, essere breve e incisiva, in grado di stimolare la curiosità partendo da una base visual, d’immagine. È inoltre importante coinvolgere l’audience attraverso attività collaborative e contenuti personalizzati.
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